Ritiro dedicato: cos'è e come funziona

Cos’è il ritiro dedicato e quando conviene

In Italia sono attivi oltre 1 milione di impianti fotovoltaici, secondo il Rapporto Statistico 2021 sul solare fotovoltaico del GSE (Gestore Servizi Energetici), sistemi che producono energia elettrica pulita in modo sostenibile per l’autoconsumo o la cessione alla rete.

Oltre ai vantaggi ambientali, chi possiede un impianto fotovoltaico può sia utilizzare direttamente l’elettricità prodotta per l’autoconsumo coprendo una parte del proprio fabbisogno energetico, sia cedere l’energia elettrica in eccesso sul mercato attraverso il ritiro dedicato.

Si tratta di un meccanismo che consente di vendere l’elettricità prodotta e non consumata, un’opzione da non confondere con altri meccanismi gestiti dal GSE, come lo scambio sul posto.

Vediamo quindi come funziona il ritiro dedicato, come accedere a quest’ultimo e quando conviene.
 

Cos'è e come funziona il ritiro dedicato

Dal 1° gennaio 2008 è possibile cedere al GSE l’energia elettrica prodotta dal proprio impianto, purché in possesso di determinati requisiti come vedremo più avanti nel dettaglio. In cambio il GSE corrisponde un certo importo per ogni kWh immesso all’interno della rete elettrica.

In pratica, con il ritiro dedicato il GSE acquista l’energia elettrica da chi possiede un impianto e funge da intermediario, vendendola ai gestori interessati sul mercato libero dell’energia. Ai proprietari degli impianti il GSE assicura una certa redditività: esistono infatti delle tariffe minime garantite che consentono di ridurre le oscillazioni del prezzo di mercato.

 

Chi può accedere al ritiro dedicato?

Per richiedere l’accesso al ritiro dedicato è necessario possedere un impianto con specifici requisiti:
impianti alimentati da fonti rinnovabili e non rinnovabili con potenza apparente nominale fino a 10 MVA (Megavoltampere, si tratta di un’unità di misura per la potenza apparente di un sistema a corrente alternata, equivalente al MW o Megawatt), inclusa la potenza relativa alle centrali ibride;
impianti che producono energia elettrica e sono alimentati da energia eolica, solare fotovoltaica, geotermica, mareomotrice, del moto ondoso e idraulica (solo impianti ad acqua fluente) di qualsiasi potenza;
impianti alimentati da altre fonti rinnovabili diverse da quelle indicate sopra con potenza superiore a 10 MVA.

Sono esclusi invece gli impianti che aderiscono allo scambio sul posto. Inoltre, anche gli impianti che beneficiano di incentivi con tariffa onnicomprensiva (la somma di un incentivo e il ricavo ottenuto dalla vendita di energia) non possono accedere al ritiro dedicato.

Si tratta in particolare degli impianti fotovoltaici incentivati ai sensi del Conto Energia fotovoltaico (riferimenti normativi: DM del 5 luglio 2012, DM del 05 maggio 2011, DM del 18 dicembre 2008, DM del 6 luglio 2012 e DM del 23 giugno 2016).

 

Quali sono i modi per accedere al ritiro dedicato?

Per accedere al ritiro dedicato esistono due opzioni. La prima consiste nel modello unico, un iter semplificato riservato agli impianti fotovoltaici che rispettano i seguenti requisiti:
• sono realizzati presso utenze che dispongono di un punto di prelievo già attivo in bassa tensione;
• hanno una potenza nominale fino a 50 kW e non superiore a quella del punto di prelievo;
• sono installati sul tetto secondo quanto previsto dal D.Lgs. 28/11;
• è stato richiesto l’accesso al ritiro dedicato contestualmente all’installazione;
• non sono presenti altri impianti di produzione di energia presso il medesimo punto di prelievo.

In questo caso basta rivolgersi al proprio gestore di rete, inviando a quest’ultimo tutti i dati richiesti. In seguito il gestore invia il modulo unico al GSE, che attiva il contratto e informa l’utente su come visualizzare i dati del servizio tramite il portale Ritiro Dedicato – RID dell’area clienti GSE.

La seconda opzione è la modalità standard, necessaria quando si richiede l’accesso al ritiro dedicato dopo l’installazione ma entro 60 giorni dall’entrata in esercizio dell’impianto. In questa circostanza bisogna inviare tutte le informazioni per via telematica, tramite il servizio Ritiro Dedicato – RID al quale accedere dall’area clienti del GSE.

In entrambi i casi il contratto con il GSE ha una durata pari a un anno solare e viene applicato il tacito rinnovo, quindi per concludere il servizio bisogna inviare una richiesta specifica tramite il portale online del GSE almeno 60 giorni prima.

Quali sono le tariffe del ritiro dedicato?

Il GSE prevede innanzitutto il prezzo zonale orario (PO) con cui viene pagato un corrispettivo a seconda della misurazione effettuata dal gestore della rete.

Con il prezzo zonale orario la tariffa viene determinata in base al prezzo dell’energia sul mercato elettrico, con un importo che varia a seconda dell’orario di immissione dell’energia nella rete e della zona in cui si trova l’impianto.

In alternativa è possibile scegliere i prezzi minimi garantiti (PMG), con l’applicazione delle tariffe definite da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) diversificate in base alla fonte energetica e alla quantità di energia elettrica.

I prezzi minimi garantiti possono essere richiesti per alcune tipologie di impianti:
• alimentati da una fonte rinnovabile e di potenza fino a 1 MW, non incentivati da altri meccanismi;
• fotovoltaici di potenza fino a 100 kW e incentivati;
• idroelettrici di potenza fino a 500 kW e incentivati.

Nel dettaglio, con il prezzo zonale orario la remunerazione è definita in base al prezzo sul mercato elettrico, mentre con i prezzi minimi garantiti viene assicurato un prezzo minimo di vendita di base aggiornato annualmente da ARERA.

Ad esempio, analizzando la tabella disponibile sul sito di ARERA aggiornata al 2023, viene comunicato un prezzo minimo garantito di 44 euro/MWh per l’energia solare fotovoltaica fino a un massimo di 1.500.000 kWh ritirati su base annua, ovvero 0,044 euro/kWh.

Il corrispettivo di vendita dell’energia viene erogato ogni mese dal GSE, al netto di alcuni costi da sostenere per il servizio da pagare una volta l’anno, tra cui oneri di gestione, verifica e controllo, costi che si azzerano nel caso di piccoli impianti domestici: sono esclusi dall'applicazione delle tariffe di gestione, infatti, gli impianti con potenza nominale fino a 3 kW. Gli impianti di maggiori dimensioni, invece, sono differenziati in base alla fonte energetica e alla potenza dell’impianto e corrispondono una tariffa da 0,6 a 1,2 euro/kW.
 

Qual è la differenza tra il ritiro dedicato e lo scambio sul posto?

Il ritiro dedicato è diverso dallo scambio sul posto: si tratta di due regimi commerciali differenti, gestiti entrambi dal GSE. Mentre il ritiro dedicato offre un compenso monetario per l’energia elettrica immessa nella rete e ceduta al GSE, lo scambio sul posto prevede una compensazione tra l’energia ceduta e quella consumata.

In pratica, con lo scambio sul posto si immette nella rete l’energia elettrica prodotta con il proprio impianto e non consumata, ottenendo un compenso per ridurre di fatto il costo derivante dal prelievo di energia elettrica dalla rete.

Quando conviene il ritiro dedicato? Per un impianto di produzione di energia in ambito residenziale conviene quasi sempre lo scambio sul posto, ad esempio con il classico impianto fotovoltaico da 3 o 6 kW.

Se invece si possiede un impianto molto potente, che produce una quantità elevata di energia elettrica che non serve per l’autoconsumo, ad esempio un impianto fotovoltaico di grande taglia, potrebbe risultare più vantaggioso il ritiro dedicato.

Nel caso particolare delle comunità energetiche rinnovabili, il ritiro dedicato è l’unico regime attualmente previsto per la remunerazione dell’energia elettrica prodotta, non autoconsumata e immessa nella rete.

Una comunità energetica rinnovabile è un gruppo autonomo di soggetti che può essere formato da cittadini, imprese ed enti pubblici, basato sulla partecipazione attiva e volontaria, che si organizzano per produrre e condividere localmente energia generata da fonti rinnovabili per l’autoconsumo e la vendita del surplus alla rete.

Le CER costituiscono un vero e proprio cambio di paradigma, un nuovo sistema di produzione dell’energia che si basa sull’introduzione di un nuovo concetto, quello di “energia condivisa”, per la quale la normativa italiana riconosce incentivi per ben 20 anni, oltre a una serie di importanti benefici economici, ambientali e sociali.

Articolo pubblicato il: 19/02/2023