L'economia circolare può salvare l'ambiente: ecco come

Negli ultimi tempi si sente molto parlare di economia circolare. La crescente attenzione delle persone nei confronti delle tematiche ambientali, la nascita di una maggiore sensibilità verso l’ecosistema e la maggiore consapevolezza del fatto che le risorse non siano infinite, ha fatto comprendere che bisogna cambiare direzione. Virare, prima che sia troppo tardi, verso un nuovo modo di produrre e consumare. Finora abbiamo usufruito dei benefici dell’economia lineare. Ma adesso, grazie anche alle sempre più avanzate competenze tecnologiche che si stanno acquisendo in campo scientifico, si cominciano a capire i vantaggi dell’economia circolare.
Ecco quali sono.


Economia circolare e sostenibilità

L’idea che fosse necessaria una transizione da un’economia di tipo lineare a un’economia di tipo circolare ha preso piede da diversi anni tra gli scienziati. Questo tipo di teoria si basa sul fatto che i sistemi economici debbano funzionare come organismi in cui le sostanze nutrienti, dopo essere state elaborate e utilizzate, vengono reimmesse nel ciclo biologico e tecnico.

In poche parole, della risorsa non si spreca nulla, andando così ad impattare meno sull’ecosistema. Già tra gli anni ’60 e ’70 sono cominciate alcune applicazioni pratiche nel settore industriale, al fine di limitare al massimo le risorse e i rifiuti. Con l’economia circolare si producono beni che hanno una durata maggiore e viene posta molta attenzione sulle attività di ricondizionamento e sulla diminuzione dei rifiuti. Si tratta, dunque, di un nuovo sistema che non si basa più sullo spreco di consumo delle materie prime, ma sul corretto utilizzo delle materie prime-seconde, rispettando così l’ambiente ed evitando di sottrarre le sempre più limitate materie prime.

Tutti siamo a conoscenza dell’enorme problema che diverse metropoli hanno con la produzione dei rifiuti. Troppe città sono sporche, l’immondizia spesso non viene smaltita in modo corretto, l’aria è inquinata così come i corsi d’acqua: una spirale dalla quale bisogna uscire il prima possibile se si vuole che l’ecosistema non collassi.

 

I benefici dell’economia circolare

I vantaggi dell’economia circolare sono molti, soprattutto nel lungo periodo. La transizione ad un nuovo sistema economico non è mai una cosa semplice e, per godere di alcuni dei benefici, bisogna aspettare diversi anni.
Innanzitutto, bisogna partire dalla considerazione che l’economia circolare permette di ridurre al massimo la pressione sull’ambiente e lo fa in due modi:

- producendo meno rifiuti;

- volgendo verso una produzione più green, sostenibile e poco inquinante.

Un altro vantaggio dell’economia circolare è la maggiore sicurezza che si avrà rispetto alla disponibilità di materie prime. Non ci sarà più bisogno di temere la difficoltà di approvvigionamento, perché con l’economia circolare le materie prime vengono costantemente reimmesse nel sistema e riutilizzate, in un ciclo che potenzialmente potrebbe non finire mai. Con l’economia circolare, poi, ci sarebbe un aumento della competitività, l’impulso all’innovazione, alla ricerca e alla crescita economica, senza dimenticare i posti di lavoro: soprattutto in seguito all’emergenza Coronavirus, la crisi economica ha messo in ginocchio la produzione e l’economia mondiale e, purtroppo, milioni di persone sono attualmente disoccupate. Un altro dei vantaggi dell’economia circolare è proprio l’incremento dell’occupazione. Nell’Unione Europea, grazie a questo nuovo modello di sviluppo, si arriveranno a creare circa 600mila nuovi posti di lavoro. Si tratta di un barlume di speranza non solo per l’ecosistema, ma anche per la vita delle persone, che cambierà decisamente in meglio, sotto tutti i punti di vista.

 

I contro dell’economia circolare

L'economia circolare sembra avere solo pro, e i contro?
Sotto i riflettori ci sono i rifiuti e il capitale necessario alla costruzione degli impianti per il loro corretto smaltimento: sarebbero infatti necessari miliardi di euro per la creazione di un sistema che funzioni in maniera efficiente e che possa portare ad un riciclo e ad un riutilizzo delle risorse nel tempo.
C’è poi la politica del nostro Paese e la poca determinazione nell’andare incontro a questo nuovo modello in maniera chiara e condivisa, mentre fortunatamente quello dell’economia circolare è uno dei temi centrali dell’agenza dell’Unione Europea: risale al dicembre 2015 la pubblicazione del piano d’azione UE, che comprende 54 misure relative al ciclo di vita dei prodotti. Sempre in questo piano d’azione vengono inoltre individuati cinque settori prioritari che possono accelerare la transizione lungo la loro catena del valore: materie plastiche, rifiuti alimentari, materie prime essenziali, costruzione e demolizione, biomassa e materiali biologici. Infine, pur non trattandosi di un vero e proprio punto a sfavore per l’economia circolare, è importante sapere che bisogna tenere conto che questo nuovo modello economico rappresenta anche un modello sistemico, nel quale ogni agente deve essere considerato come interconnesso e, aspetto da non sottovalutare, gli stakeholder coinvolti sono molteplici.

 

Economia circolare: i prossimi passi

Cambiare non è semplice, ma necessario, alle volte indispensabile.
Sarà lunga la strada che ci porterà ad un modello sostenibile e che salverà l’ecosistema dal collasso e il tempo a disposizione diminuisce giorno dopo giorno. È questo il momento in cui ci viene richiesto un nuovo paradigma di pensiero, un nuovo modello che permetta un miglioramento delle condizioni di tutti, sia economiche che sociali, attraverso l'utilizzo in maniera cosciente delle risorse limitate del pianeta, come esposto nella Teoria della Ciambella proposta da Kate Raworth, per fare un esempio. Fondamentale è la cooperazione dell’UE con gli Stati membri, le regioni e i comuni, le imprese, gli organismi di ricerca e tutte le parti interessate.
Ognuno di noi, poi, ha una grande fetta di responsabilità e il primo passo è forse quello più difficile: cambiare modo di pensare e agire nel quotidiano, dimenticando la vecchia filosofia “usa e getta”, ma puntando sul riciclo e la rigenerazione. Vivere riducendo le impronte ecologiche che lasciamo.

Non possiamo davvero più tirarci indietro.

Articolo pubblicato il: 18/09/2020