Obiettivo impronta zero: vivere cercando di non lasciare tracce

«Mi piace pensare che la luna sia lì anche se non la guardo».
Albert Einstein

Fino a 50 anni fa la luna sembrava irraggiungibile, un luogo immaginato solo dai poeti. Poi lo sbarco in diretta tv, i primi passi sul suolo lunare, e per 600 milioni di persone quello che era un sogno si è trasformato di colpo in una conquista epocale.

Terra un modello di sviluppo sostenibile. L’obiettivo è ambizioso e sarà più vicino se riusciremo a ridurre l’impronta ecologica, la traccia che lasciamo sul pianeta al nostro passaggio.

Che cos’è l’Impronta Ecologica

L’impronta ecologica è un indicatore che misura il consumo da parte degli esseri umani delle risorse naturali che produce la Terra. È quindi, allo stato attuale, il debito che abbiamo nei confronti dell’ambiente. Se il consumo di risorse e la produzione di rifiuti sono eccessivi rispetto alla capacità del pianeta di rigenerarli, allora l’impronta è positiva e il nostro sviluppo non sostenibile. Se invece l’impronta è zero, ci troviamo davanti a un modello di economia circolare.

Via Pagina Facebook @SustainableKelseaYoga

Cosa significa lasciare un’impronta ecologica

Ogni volta che compiamo un’azione dobbiamo immaginare di lasciare un solco, come quello che lasceremmo sul bagnasciuga di una spiaggia, o che gli astronauti americani 50 anni fa hanno impresso sulla superficie lunare. Per esempio, andando al lavoro e percorrendo cinque chilometri due volte al giorno, consumiamo appena 120 metri quadri di superficie se usiamo la bicicletta, altrimenti arriviamo a circa 500 metri quadri spostandoci in autobus e fino a più di 2.500 metri quadri con l’automobile.

L’impronta ecologica è legata anche ad altre azioni, come il cibo che consumiamo quotidianamente. Secondo uno studio dell’Università di Oxford, la produzione alimentare è responsabile di circa il 25% di tutte le emissioni di gas ad affetto serra. Ad esempio, consumare carne rossa una volta al giorno comporta fino a 2.820 Kg l’anno di emissioni di gas serra, l’equivalente di 11.581 Km percorsi con un’automobile a benzina, 8 voli di andata e ritorno da Londra a Malaga e all’uso di 8.094 metri quadri di suolo.

Riducendo il consumo di carne rossa a 1 o 2 volte la settimana è possibile diminuire notevolmente la propria impronta ecologica. In questo caso le emissioni di gas serra scenderebbero a 604 Kg l’anno, equivalenti a 2.482 Km percorsi con un’auto endotermica, 1 solo volo andata e ritorno da Londra a Malaga e l’utilizzo di 1.735 metri quadrati di suolo, ossia un consumo di terra di oltre il 78% in meno rispetto alla presenza quotidiana della carne rossa nella dieta.

Stime come queste ci permettono di comprendere come una famiglia media consumi in casa un’impronta gigantesca, equivalente a quasi un ettaro e mezzo!

L’impronta ecologica personale

Maggiore è il livello di coscienza che abbiamo dell’impronta ecologica personale, più vicino diventa l’obiettivo Impronta Zero. A incidere è proprio la capacità di azzerare le tracce che lasciamo durante le attività quotidiane, riducendo l’utilizzo di energia e risorse, attraverso una maggiore attenzione ai mezzi utilizzati per gli spostamenti, alle scelte alimentari e ai consumi energetici.

Secondo i dati rilasciati fino al 2018 dal Global Footprint Network, l’organizzazione internazionale che aiuta a calcolare la propria impronta ecologica elaborando i dati relativi al sovrasfruttamento della Terra, in Italia ciascuno di noi ha un’impronta di circa 4,3 ettari, a fronte di una disponibilità di 0,8 ettari. Siamo dunque in debito di 3,5 ettari pro capite.

A livello mondiale, il sovrasfruttamento della Terra viene misurato dal Global Footprint Network attraverso il calcolo dell’Earth Overshoot Day, ossia il giorno in cui l’umanità consuma tutte le risorse prodotte durante l’anno dal Pianeta. L’Earth Overshoot Day 2022 è avvenuto il 28 luglio, nel 2000 è stato il 24 settembre, nel 1990 il 14 ottobre e nel 1971 il 25 dicembre, dati che dimostrano l’insostenibilità dell’attuale sistema di sviluppo.

Nel 2023 si stima che l’Earth Overshoot Day cadrà il 27 luglio, con differenze sostanziali tra i vari Paesi del mondo. Mentre negli Stati Uniti è previsto il 13 marzo, in Italia dovrebbe cadere il 15 maggio e, in Nazioni come Indonesia, Giamaica e Mali, soltanto nel mese di dicembre.

Come ridurre l’impronta ecologica

Tra le soluzioni per ridurre l’impronta ecologica suggerite dal Global Footprint Network ci sono la lotta allo spreco alimentare, la riduzione del consumo di carne, l’adozione di forme di mobilità sostenibile, gli interventi di riforestazione, lo sviluppo ulteriore di tecnologie per l’efficienza energetica e la riduzione dell’uso dei combustibili fossili anche grazie al maggiore ricorso all’energia ricavata da fonti rinnovabili.

Ad esempio, diminuendo la componente di carbonio del 50% dell’impronta ecologica umana, ossia dimezzando le emissioni di gas serra a livello mondiale attraverso un maggiore impiego delle energie rinnovabili, l’Earth Overshoot Day si sposterebbe di 93 giorni.

È evidente come una maggiore attenzione nei confronti dell’impronta ecologica sia fondamentale per lo sviluppo sostenibile, per capire in che modo individui, aziende e Paesi possano impegnarsi per ridurre lo sfruttamento della Terra e vivere in modo compatibile con la capacità del Pianeta di generare nuove risorse.
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Ovviamente ognuno può dare il suo contributo iniziando a ridurre la propria impronta ecologica, ad esempio attraverso scelte di consumo responsabili, comportamenti di risparmio energetico e una dieta meno ricca di alimenti di origine animale. Si tratta di un passo essenziale verso l’obiettivo Impronta Zero, un traguardo indispensabile per preservare il Pianeta e garantire l’accesso alle risorse anche alle future generazioni.

 

Articolo pubblicato il: 21/04/2023