Transizione energetica: cos’è e a che punto siamo

Transizione energetica: cos’è e a che punto siamo

Dietro il concetto di transizione energetica c’è un processo che va avanti da anni e che bisognerebbe accelerare, per salvaguardare l’ambiente e contrastare il cambiamento climatico. Ma che cos’è esattamente la transizione energetica? 

Si tratta di un processo di trasformazione del nostro attuale sistema economico, per passare da un’economia basata sull’utilizzo dei combustibili fossili a un’economia più sostenibile incentrata sulle fonti rinnovabili. Questo processo deve essere completato nel minor tempo possibile, entro la metà di questo secolo, per mitigare la crisi climatica ed evitare di innescare un meccanismo irreversibile di stravolgimento delle condizioni ambientali sulla Terra. 

Perché è importante la transizione energetica?

La transizione energetica è un processo fondamentale per la riduzione delle emissioni di CO2 legate ai consumi di energia da fonti fossili, la principale causa dell’effetto serra e del riscaldamento globale, fenomeni che producono effetti devastanti sull’ambiente. Tra questi ci sono lo scioglimento dei ghiacciai, la perdita di biodiversità, l’innalzamento del livello degli oceani e l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi.

Nella situazione attuale non bastano più le iniziative dei singoli Stati per porre un freno a un declino che pare inarrestabile, ma serve un impegno globale e condiviso. È necessario, dunque, che ci sia una volontà mondiale per la trasformazione del sistema energetico, per salvaguardare la vita sul Pianeta e garantire condizioni ottimali anche alle future generazioni attraverso l’adozione di un modello di sviluppo sostenibile

Ma cosa può rendere possibile la transizione energetica? Ad esempio, gli strumenti di mercato che direzionano le risorse negli investimenti sostenibili, le tecnologie intelligenti di efficienza e risparmio energetico e un nuovo approccio delle politiche dei Governi. Infatti, si è stimato che le energie rinnovabili e le misure di efficienza energetica possano garantire una riduzione del 90% delle emissioni di carbonio.

È necessaria la collaborazione tra Stati per la transizione energetica

Al momento, purtroppo, non si può parlare di approccio uniforme alle politiche ambientali nel mondo: la situazione, infatti, è diversa in ogni Stato. Per questo sarebbe necessario accelerare la transizione energetica fornendo le conoscenze, gli strumenti e il supporto necessari a chi ancora è indietro in questo processo. Soltanto in questo modo sarà possibile recuperare il ritardo accumulato, poiché l’ambiente ci chiede aiuto e dobbiamo sbrigarci.

Uno dei principali problemi da affrontare, che costituisce spesso motivo di avversione alla transizione energetica da parte dei cittadini, sono i moltissimi posti di lavoro attivi nel settore dell’energia fossile. I Governi, quindi, si trovano di fronte alla sfida del mantenimento dell’occupazione durante la transizione, che può avvenire per esempio attraverso il passaggio a nuove forme di impiego nell’economia sostenibile, ad esempio con la creazione dei cosiddetti green jobs, ossia lavori legati alle energie rinnovabili e all’economia circolare e sostenibile. 

La strada è lunga e in salita, ma si tratta di un cammino necessario per tutelare l’ambiente in cui noi tutti viviamo e che fornisce le risorse necessarie al nostro sostentamento. Nonostante siano passati diversi anni dagli Accordi di Parigi, il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, la transizione energetica nel mondo è ancora lenta e non uniforme. 

Al momento la transizione green è appannaggio dei Paesi che hanno storicamente e culturalmente una maggiore attenzione all’ambiente, come Danimarca e Nuova Zelanda, mentre molti altri ancora lontano dal limitare in modo significativo le emissioni di gas ad effetto serra rilasciate nell’atmosfera. Sono molti gli interventi da realizzare, nonostante la difficoltà a cambiare stile di vita e modello economico, ma la scelta non è più rimandabile per nessuno.

 

A che punto siamo con la transizione energetica in Italia 

Secondo il rapporto ISPRA 2023Efficiency and decarbonization indicators in Italy and in the biggest European countries”, dal 2005 al 2021 in Italia il fabbisogno energetico per unità di PIL si è ridotto del 16% e le emissioni di gas serra del 27,2%. A livello settoriale, l’industria ha ridotto le sue emissioni del 14,1% nello stesso periodo, mentre l’agricoltura del 6,6%.

Per quanto riguarda la quota di energie rinnovabili rispetto al fabbisogno nazionale, ossia i consumi energetici dei Paesi coperti con energia prodotta da fonti rinnovabili, secondo il rapporto dell’ISPRA in Europa l’Italia è seconda solo alla Svezia. In particolare, a fronte di una media europea del 17,7%, nel nostro Paese la quota delle rinnovabili è arrivata al 19,4% nel 2021

Anche l’efficienza del sistema energetico italiano è al di sopra della media europea, con un livello del 77,5% secondo quanto rilevato dall’ISPRA a fronte di una media UE del 72,7%. Nonostante questi ottimi risultati c’è ancora molto da fare per la transizione energetica, soprattutto nella capacità di utilizzare al meglio i fondi europei del PNRR, sfruttando questa opportunità per accelerare la decarbonizzazione e la transizione alle energie rinnovabili, ad esempio attraverso una maggiore diffusione della mobilità sostenibile o di nuovi paradigmi di produzione e condivisione dell’energia, come le CER  (Comunità Energetiche Rinnovabili).

Secondo l’Electricity Market Report del Politecnico di Milano, entro il 2025 l’Italia potrebbe avere 40 mila Comunità Energetiche Rinnovabili e 1,2 milioni di italiani connessi a sistemi diffusi di produzione e condivisione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Le premesse quindi ci sono, ma servirà un maggiore impegno per realizzare velocemente la transizione energetica verso l’energia verde e ridurre l’impatto delle attività umane sull’ambiente. 

Articolo pubblicato il: 11/09/2023