riccardo III

con: Giovanni Battaglia Alessandra D’Elia Stefano Jotti
scena: Rosario Squillace
luci: Cesare Accetta
assistente alla regia: Martina Gallo
responsabile tecnico: Lucio Sabatino

La storia feudale è una grande scala sulla quale sfila ininterrottamente il corteo regale. Ogni scalino, ogni passo verso l’alto è contrassegnato dal delitto, dall’inganno, dal tradimento. Ogni gradino, ogni passo verso l’alto avvicina al trono o lo consolida… Jan Kott.

Riccardo, quasi giullare di sé stesso.
In continuo gioco con la deformità che ne irrigidisce gli atti (ma è deformità fisica, o non piuttosto specchio di una profonda distorsione interiore?), Riccardo fa suoi quegli schemi rappresentativi propri della violenza e dell’inclinazione al delitto, manifestando propositi di vendetta contro la vita, contro la natura che l’ha forgiato «privo di ogni bella proporzione». Eliminerà il fratello Clarence; attenderà con torva speranza la morte di Re Edoardo, altro fratello; sposerà Anna, moglie e nuora di prìncipi antagonisti già assassinati per sua mano, al fine di mandare in porto progetti inconfessabili.
È evidente che il concepimento dell’idea di potere, in questo caso asservita all’azione sanguinosa, trova in Riccardo un insediamento che esclude l’etica, e ne affida il criminoso percorso di compimento all’orrore del gesto: il valore della vita si svuota di senso; il gioco al massacro elude riflessioni sull’atto in sé. Anche il codardo grido che accompagna la sconfitta e la morte – «Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo..!» – accentua tutta la vanità di un successo effimero, e rende privo di sostanza l’intero costrutto delle scellerate azioni assecondate di delitto in delitto.

In Buckingham, invece, la passiva accettazione di brutalità e astuzia – poste in essere da Riccardo nel percorso di acquisizione del trono – sembrerebbe subordinata alla necessità del caso volto al raggiungimento di auspicati fini politici, e forse ispirata a speculazioni intorno al concetto di tenuta del potere espresse da coeve dottrine politiche, segnatamente quelle che prendono forma nel De principatibus di Niccolò Machiavelli; nell’evolversi della vicenda si rende esplicito il riferimento a un’idea di tenuta dello Stato sostanzialmente laica, spregiudicata, scevra da riguardi per l’etica convenzionale e per quanto ad essa si connette. In questa ottica il delitto – là dove lo statista Buckingham accetta di assecondarlo per il raggiungimento di fini ultimi- non si configurerebbe come esercizio di disinvolta macelleria, ma scelta funzionale al bene comune: nell’economia di tale premessa, l’eventuale governo di Riccardo – maturo negli anni e nelle esperienze – si interpreterebbe come ritenuto necessario alla stabilità di governo, a fronte della fragilità che lascerebbe presumere l’insediamento del giovanissimo Edward. Si noti che quando Riccardo sarà ormai stabilmente insediato in trono, Buckingham decisamente osteggerà ogni ulteriore spargimento di sangue.
 

foto Riccardo III di Nicolò Degl’Incerti Tocci

©: Centro Teatrale MaMiMò APS
Ph: Nicolò Degl’Incerti Tocci

Quando

Domenica 2 Aprile, ore 17:00

Dove

Teatro del Piccolo Orologio | Reggio Emilia

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