RICCARDO III. Invito a Corte
Domenica 2 Aprile
con: Giovanni Battaglia Alessandra D’Elia Stefano Jotti
scena: Rosario Squillace
luci: Cesare Accetta
assistente alla regia: Martina Gallo
responsabile tecnico: Lucio Sabatino
La storia feudale è una grande scala sulla quale sfila ininterrottamente il corteo regale. Ogni scalino, ogni passo verso l’alto è contrassegnato dal delitto, dall’inganno, dal tradimento. Ogni gradino, ogni passo verso l’alto avvicina al trono o lo consolida… Jan Kott.
Riccardo, quasi giullare di sé stesso.
In continuo gioco con la deformità che ne irrigidisce gli atti (ma è deformità fisica, o non piuttosto specchio di una profonda distorsione interiore?), Riccardo fa suoi quegli schemi rappresentativi propri della violenza e dell’inclinazione al delitto, manifestando propositi di vendetta contro la vita, contro la natura che l’ha forgiato «privo di ogni bella proporzione». Eliminerà il fratello Clarence; attenderà con torva speranza la morte di Re Edoardo, altro fratello; sposerà Anna, moglie e nuora di prìncipi antagonisti già assassinati per sua mano, al fine di mandare in porto progetti inconfessabili.
È evidente che il concepimento dell’idea di potere, in questo caso asservita all’azione sanguinosa, trova in Riccardo un insediamento che esclude l’etica, e ne affida il criminoso percorso di compimento all’orrore del gesto: il valore della vita si svuota di senso; il gioco al massacro elude riflessioni sull’atto in sé. Anche il codardo grido che accompagna la sconfitta e la morte – «Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo..!» – accentua tutta la vanità di un successo effimero, e rende privo di sostanza l’intero costrutto delle scellerate azioni assecondate di delitto in delitto.
In Buckingham, invece, la passiva accettazione di brutalità e astuzia – poste in essere da Riccardo nel percorso di acquisizione del trono – sembrerebbe subordinata alla necessità del caso volto al raggiungimento di auspicati fini politici, e forse ispirata a speculazioni intorno al concetto di tenuta del potere espresse da coeve dottrine politiche, segnatamente quelle che prendono forma nel De principatibus di Niccolò Machiavelli; nell’evolversi della vicenda si rende esplicito il riferimento a un’idea di tenuta dello Stato sostanzialmente laica, spregiudicata, scevra da riguardi per l’etica convenzionale e per quanto ad essa si connette. In questa ottica il delitto – là dove lo statista Buckingham accetta di assecondarlo per il raggiungimento di fini ultimi- non si configurerebbe come esercizio di disinvolta macelleria, ma scelta funzionale al bene comune: nell’economia di tale premessa, l’eventuale governo di Riccardo – maturo negli anni e nelle esperienze – si interpreterebbe come ritenuto necessario alla stabilità di governo, a fronte della fragilità che lascerebbe presumere l’insediamento del giovanissimo Edward. Si noti che quando Riccardo sarà ormai stabilmente insediato in trono, Buckingham decisamente osteggerà ogni ulteriore spargimento di sangue.
©: Centro Teatrale MaMiMò APS
Ph: Nicolò Degl’Incerti Tocci
Quando
Domenica 2 Aprile, ore 17:00