Conoscere la propria impronta ecologica per abbatterla (e dare il tuo contributo a tutelare l’ambiente)

Conoscere la propria impronta ecologica per abbatterla (e dare il tuo contributo a tutelare l’ambiente)

Il minimo battito d’ali di una farfalla può essere in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo” è il leitmotiv del cosiddetto “Effetto farfalla” che sintetizza la complessità dell’epoca nella quale viviamo, fatta di relazioni e connessioni costanti che impattano su ogni fenomeno e il contesto in cui si manifesta.

Dal piccolo gesto quotidiano di ciascuno di noi a interi processi produttivi, ogni azione dell’essere umano si riverbera sull’ambiente e produce effetti a livello planetario. Questo impatto viene misurato attraverso il calcolo dell’impronta ecologica, un indicatore che misura quanto sono sostenibili i nostri comportamenti e ci mette di fronte alle nostre responsabilità individuali e collettive nei confronti dell’ambiente.
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Cosa si intende per impronta ecologica

Qual è il significato di impronta ecologica? L’impronta ecologica (ecological footprint) è un indicatore impiegato per rilevare ed esaminare il consumo umano di risorse naturali in relazione alla capacità della Terra di rigenerale e ai tempi necessari a questa rigenerazione.

Il concetto di impronta ecologica è stato introdotto nel 1996, quando venne proposto all’interno del libro Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth, un’opera realizzata da William Rees e Mathis Wackernagel, rispettivamente ecologista e studente presso la University of British Columbia.

In breve tempo questo concetto rivoluzionario è stato adottato a livello internazionale, quale indicatore del “peso ambientale” dei nostri comportamenti, cioè delle implicazioni ambientali dei nostri stili di vita e della distribuzione delle risorse in tutti Paesi del mondo.

Dal 1999 viene utilizzato anche dal WWF, in particolare per i calcoli dell’impronta ecologica all’interno dell’analisi scientifica Living Planet Report pubblicata ogni due anni. Wackernagel, inoltre, insieme ad altri studiosi e ricercatori, nel 2003 ha fondato il Global Footprint Network, un’organizzazione di ricerca che promuove la sostenibilità ambientale attraverso l’impronta ecologica.

L’impronta ecologica parte dall’assunto che tutte le attività umane comportano delle conseguenze per le risorse naturali, ossia un impatto ambientale legato all’utilizzo delle materie prime e dell’energia, alla produzione di beni, all’erogazione di servizi e allo smaltimento dei rifiuti.

Con il calcolo dell’impronta ambientale viene valutato il rapporto tra le risorse naturali disponibili e quelle consumate, in relazione alla capacità della Terra di assorbire i rifiuti prodotti dalle attività umane e generare nuove risorse. Tale metrica internazionale viene espressa in ettari, perché rapportata alla superficie biologicamente produttiva dei mari e della Terra.

In questo modo è possibile calcolare anche quanti "Pianeta Terra" servirebbero per soddisfare i bisogni attuali del genere umano, nel caso tutti vivessero secondo lo stile di vita dei Paesi più sviluppati.
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A indicarcelo è il Global Footprint Network attraverso il calcolo dell’Earth Overshoot Day, ovvero il giorno in cui sono state consumate tutte le risorse che il Pianeta è in grado di rigenerare e dal quale inizia lo sovrasfruttamento della Terra.
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Dal 1971 a oggi questo giorno sta arrivando sempre prima, mostrando come l’odierno sistema economico sia completamente insostenibile: infatti, siamo passati da un Earth Overshoot Day individuato nel 25 dicembre nel 1971, al 19 novembre nel 1982, al 14 ottobre nel 1990, al 22 agosto nel 2020 fino al 28 luglio del 2022.

Come calcolare l’impronta ecologica

Il calcolo dell’impronta ecologica avviene in base a una serie di fattori.

Nel dettaglio,si classificano i consumi in categorie: alimenti, abitazioni, trasporti, beni di consumo e servizi; inoltre, occorre definire una classificazione relativa alla produzione delle risorse naturali che consumiamo:
• il territorio per energia, che comprende le foreste necessarie ad assorbire l’anidride carbonica
• i terreni agricoli
• i pascoli
• le foreste, ossia la superficie per la produzione di legname
• la superficie edificata (insediamenti abitativi, impianti industriali, aree supportate da servizi, strade, ecc.)
• il mare.


La formula utilizzata negli anni, in continuo perfezionamento e revisione, determina la somma di tutti i consumi degli oltre 7,8 miliardi di abitanti della Terra, mentre per ricavare l’impronta ecologica pro capite si procede alla divisione dei consumi per la popolazione residente nella area considerata.

Il calcolo dell’impronta ecologica, che può essere effettuato online attraverso il tool del Global Footprint Network, consente ai Paesi, alle città, alle aziende e ai singoli cittadini di stimare la propria capacità di ottenere risultati in termini di maggiore sostenibilità e di individuare obiettivi raggiungibili. Permette inoltre di monitorare l’efficacia di progetti e programmi, divulgarne i successi e di confrontare scenari diversi al fine di valutare le implicazioni delle scelte politiche.
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Come ridurre l’impronta ecologica nella vita di tutti i giorni

Per tutelare le risorse del nostro Pianeta è importante aumentare il livello di consapevolezza e migliorare la propria impronta ecologica personale, tentando di avvicinarsi all’obiettivo Impronta Zero. Ecco alcuni semplici e pratici esempi di azioni da adottare per ridurre il proprio impatto sull’ambiente, con una serie di consigli utili per aiutare il Pianeta che abitiamo e, con lui, noi stessi:
• staccare sempre le prese di corrente degli apparecchi elettrici ed elettronici quando non sono in uso per evitare gli sprechi di energia;
• compiere scelte di consumo responsabili, ad esempio evitando gli imballaggi inutili, preferendo prodotti a Km 0 da filiere corte e acquistando prodotti realizzati con materiali riciclati e riciclabili;
• utilizzare energia pulita per la propria abitazione attraverso una fornitura di energia prodotta da fonti rinnovabili;
• utilizzare soluzioni di mobilità sostenibile per spostarsi, privilegiando quando possibile i servizi di trasporto pubblico;
• scegliere un’illuminazione a led, in quanto consente di ridurre in modo considerevole il consumo di energia elettrica e inquinare meno, con un fabbisogno energetico fino al 90% in meno rispetto alle luci a incandescenza, una durata fino a 20 volte superiore e un minore impatto ambientale poiché i led sono privi di sostanze nocive;
• prestare attenzione alla classe energetica degli elettrodomestici al momento dell’acquisto, preferendo quelli più efficienti a basso consumo, possibilmente realizzati secondo i principi dell’eco-design per favorire la riparazione e il recupero dei materiali;
• valutare impianti a basso impatto ambientale, come la pompa di calore ibrida al posto della caldaia a gas per il riscaldamento e del condizionatore d’aria per il raffrescamento della casa, in quanto assicura un’elevata efficienza energetica essendo in grado di produrre circa 5 kWh di energia termica per ogni kWh di energia elettrica consumata. Inoltre, la pompa di calore estrae il calore dall’aria, dall’acqua o dal suolo e può essere alimentata con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili;
• installare una caldaia a condensazione rispetto a un modello a gas tradizionale, poiché offre una maggiore efficienza energetica;
• investire in un impianto fotovoltaico o nel solare termico per ridurre l’impatto ambientale e le emissioni di CO2 legate al proprio fabbisogno energetico.
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Dai semplici accorgimenti agli investimenti che possono richiedere un impegno finanziario, è possibile contribuire alla tutela delle risorse della Terra a qualsiasi livello, dai piccoli gesti quotidiani che richiedono soprattutto un cambio di mentalità alle azioni che comportano un investimento anche economico a favore del Pianeta e delle generazioni future.

Articolo pubblicato il: 18/04/2023