Biodegradabile e compostabile non sono la stessa cosa | Hera Comm
Tutte le differenze tra biodegradabile e compostabile
Dal momento in cui abbiamo iniziato ad acquisire una certa consapevolezza sull’importanza della salvaguardia dell’ambiente, un occhio di riguardo è stato concesso (anche e soprattutto) al problema degli “imballaggi” sui quali, ad oggi, è riportata spesso la dicitura “biodegradabile” o “compostabile”.
Ma sappiamo esattamente a cosa corrisponde?
Conoscere la differenza tra biodegradabile e compostabile è fondamentale per poter smaltire i rifiuti nel modo corretto, rispettando l’ambiente: ecco cosa c’è da sapere in merito.
La questione "plastica"
Durante tutte le nostre molteplici attività quotidiane si tende a non farci nemmeno caso, ma qualsiasi cosa acquistiamo, che sia online o in negozio, ci viene venduta con un imballo, un sacchetto o una busta.
Fino a non molto tempo fa gli imballaggi erano fatti esclusivamente di plastica: il materiale resistente e leggero per eccellenza. Ben presto, però, è emerso il lato oscuro di questo materiale dai molti pregi: se non è raccolto e recuperato in maniera corretta rimane disperso nell’ambiente, dove impiega molti decenni, a decomporsi.
Dall’esigenza di adottare una soluzione per ridurre il problema si sono avviati studi e ricerche. Così sono nati materiali che strizzano l’occhio all’ambiente, di cui oggi è composta una quantità fortunatamente già piuttosto elevata di packaging. Su questi materiali e il loro smaltimento però, occorre fare chiarezza.
La ricerca di mercato di Mintel Group
Un rapporto pubblicato nel 2020 dalla società di ricerche di mercato Mintel Group ha rilevato che il 34% delle persone intervistate pagherebbe una somma più alta per comprare bottigliette d’acqua completamente biodegradabili, salvo poi non avere la minima idea di come smaltirle, rendendo completamente vana non solo l’impiego di materiali meno dannosi per la loro produzione, ma anche l’incremento di prezzo e gli stessi effetti benefici sull’ambiente. Jason Locklin, direttore dell’Istituto del Nuovi Materiali dell’Università della Georgia, intervistato a seguito di questa ricerca, spiega che la differenza tra “materiali biodegradabili” e “materiali compostabili” disorienta parecchio non soltanto i consumatori del prodotto, ma anche gli scienziati. Insomma, tanti vogliono fare qualcosa per l’ambiente, ma nessuno sa come farlo nella maniera corretta, non avendo perfettamente chiaro il ciclo di vita di un prodotto.
Le direttive dell’Unione Europea: la differenza tra biodegradabile e compostabile
La principale differenza tra materiali biodegradabili e compostabili sta nei tempi e nelle modalità di decomposizione.
L’Unione Europea definisce “biodegradabili” tutti quei rifiuti che hanno natura tale da poter subire una decomposizione fisica, chimica, termica o biologica grazie alla quale la maggior parte del composto si decompone in biossido di carbonio, biomassa e acqua.
Un materiale biodegradabile, quindi, si degrada in modo naturale grazie a microorganismi come batteri e funghi che, insieme all’azione della luce del sole e di altri agenti fisici naturali, scompongono il materiale in sostanze semplici come anidride carbonica, acqua e metano, senza rilasciare sostanze inquinanti. La decomposizione dura in media 6 mesi, ma il processo può essere influenzato dalle caratteristiche del materiale e dell’ambiente.
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente “la maggior parte dei materiali organici, come gli scarti alimentari e la carta, sono biodegradabili”. Tuttavia, proprio a causa delle variabili che entrano in gioco nel processo di decomposizione, la biodegradabilità di un materiale non può essere certificata.
Il materiale “compostabile”, invece, si disintegra completamente e autonomamente nel giro di poche settimane attraverso il processo di compostaggio. L’Agenzia Europea dell’Ambiente definisce il compostaggio come la decomposizione biologica controllata di materiale organico in presenza di aria per formare un materiale simile all'humus. I metodi controllati di compostaggio includono la miscelazione e l'aerazione meccanica, la ventilazione dei materiali facendoli cadere attraverso una serie verticale di camere aerate o il posizionamento del compost in cumuli all'aria aperta e la miscelazione o la rotazione periodica.
Secondo la norma UNI EN 13432 del 2002, i requisiti affinché un imballaggio possa essere definito compostabile sono:
• Il materiale deve degradarsi al 90% entro 6 mesi;
• A contatto con materiali organici per un periodo di 3 mesi, il 90% della massa deve essere costituita da frammenti inferiori a 2 millimetri;
• Il materiale non deve avere effetti negativi sul compostaggio;
• La concentrazione dei metalli pesanti additivati al materiale deve essere bassa;
• I valori di pH, contenuto salino, concentrazione di solidi volatili e di azoto, fosforo, magnesio e potassio devono essere entro i limiti stabiliti.
Stando a quanto detto, tutti i materiali compostabili certificati EN 13432, devono essere smaltiti nella raccolta differenziata assieme ai rifiuti organici (anche se è consigliabile controllare sempre le indicazioni del proprio comune). Invece un materiale biodegradabile può essere smaltito seguendo le indicazioni riportate direttamente sull’imballaggio.
Le nuove frontiere tecnologiche
L’Italia rappresenta un importante polo di ricerca in merito alla creazione di materiali più sostenibili a livello europeo. È infatti da attribuire alla Novamont, azienda novarese, il brevetto di un materiale innovativo in circolazione da una ventina di anni e già noto a ogni italiano: il Mater-bi. Il Mater-bi è un materiale in bioplastica a base di amido di mais sia compostabile che biodegradabile. È utilizzato specialmente per la realizzazione di sacchetti per la spesa, per la spazzatura, per imballaggi leggeri e molto altro. Questo innovativo materiale è certificato come compostabile e biodegradabile secondo le principali norme europee e internazionali. Sempre italiana, dell’azienda lodigiana Intimaluna, è invece il brevetto dei primi assorbenti intimi femminili che non contengono plastica e, di conseguenza, sono compostabili con certificazione ICEA.
Articolo pubblicato il: 16/12/2024