The Barbara Project e le bioplastiche per l'industria

The Barbara Project e le bioplastiche per l'industria

Sempre più spesso si sente parlare di bioplastiche e del loro possibile utilizzo nel campo alimentare e industriale. La bioplastica è un materiale biodegradabile che rappresenta una valida alternativa alla plastica tradizionale, ma con la fondamentale differenza di essere ricavato da materiale organico, dunque non inquinante come la plastica stessa, che deriva dal petrolio.
Non solo, perché un altro vantaggio delle bioplastiche è che biodegradano in qualche mese senza recare danni al terreno. Inoltre, alcune tipologie di bioplastiche possono essere utilizzate per ricavare concime fertilizzante alla fine del loro ciclo di vita. Una delle iniziative più rilevanti nel panorama della ricerca nel settore è il progetto BARBARA, che mira a sviluppare nuovi materiali a base biologica con funzionalità innovative anche per l’industria.

The BARBARA Project: di cosa si tratta      

BARBARA (acronimo di Biopolymers with Advanced functionalities foR Building and Automotive paRts processed through Additive manufacturing) è un progetto di ricerca della durata di 36 mesi all'interno del Programma Quadro dell'Unione Europea per la Ricerca e l'Innovazione Horizon 2020. Con un budget di 2,7 milioni di euro, proveniente quasi esclusivamente dall'UE, annovera 11 partners provenienti da Spagna, Italia, Germania, Svezia e Belgio. Il progetto BARBARA ha come mission quella di lavorare sull’elaborazione di nuovi materiali a base biologica con funzionalità innovative per dare vita a dei prototipi di bioplastiche applicate all’industria.
Come? Attraverso l'incorporazione di additivi provenienti dalle biomasse, tramite la fabbricazione di filamenti fusi, la tecnologia più diffusa per la stampa 3D. Parliamo di rifiuti, scarti alimentari e sottoprodotti agricoli come il mais, che vengono utilizzati per purificare pigmenti, fragranze, agenti rinforzanti o composti biocidi e incorporati nelle bioplastiche derivate dall’ industria di lavorazione del mais. Questi nuovi materiali, poi, vengono trasformati in prototipi con proprietà specifiche (resistenza meccanica e termica, rilascio di fragranze etc.) pensati per un utilizzo in due settori con esigenze elevate come l'edilizia e l'industria automobilistica.

Un progetto nel segno dell’economia circolare

Il problema dell’inquinamento del pianeta, sommerso dalla plastica, si accompagna al grave problema alimentare e sociale nel mondo “più ricco”, dove ogni giorno enormi quantità di cibo vengono buttate e sprecate, mentre una parte del mondo vive in una povertà estrema. BARBARA Project, riutilizza gli scarti organici organici per la produzione di bioplastiche, eliminando anche l’agricoltura intensiva e le monocolture dedicate alla produzione di queste ultime. In coerenza con un approccio circolare. Le bioplastiche offrono buone prospettive sia per la società che per l'industria: si tratta di materiali sempre più apprezzati dai consumatori, consapevoli della necessità di contribuire alla cura dell'ambiente.
Anche le istituzioni governative stanno iniziando a tenere conto della crescente domanda di sostituire le materie estratte dal petrolio con materiali derivanti dalle risorse rinnovabili. Sono numerosi, infatti, i vantaggi delle bioplastiche: dalla riduzione dell'impronta di carbonio, all’assenza di consumo di olio combustibile non rinnovabile, alla riduzione di rifiuti e inquinanti non biodegradabili, alla assenza di additivi nocivi. Senza contare la valorizzazione dei rifiuti in prodotti commerciabili e la riduzione dell'inquinamento derivante dal loro trattamento. Finora l'uso delle bioplastiche non è stato però rivolto alla produzione di materiali con requisiti meccanici e termici limitati, come sacchetti di plastica o altri piccoli oggetti monouso. I progetti come BARBARA sono essenziali per limitare l’enorme quantità di rifiuti in circolazione e incentivare la progettazione di bioadditivi e bioresine innovativi, per migliorare le proprietà di materiali alternativi ai tradizionali polimeri e compositi rendendoli competitivi sul mercato.

Articolo pubblicato il: 03/12/2020