Comunità energetiche rinnovabili: cosa sono e quali vantaggi offrono

Anche l’Italia si è adeguata alle direttive europee in merito alla generazione e consumo di energia localizzata, secondo i principi della partecipazione sociale nei processi di produzione, distribuzione e utilizzo dell’energia elettrica e termica. Le novità introdotte con il Decreto Milleproroghe ufficializzano il modello delle comunità energetiche, per favorire il decentramento e promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso le fonti rinnovabili.

Cosa sono le comunità energetiche

Quello delle comunità energetiche è un concetto abbastanza moderno, basato su un approccio centrato sullo sviluppo sostenibile, l’autoproduzione di energia e l’economia circolare. In particolare, si tratta di un modello innovativo secondo il quale il fabbisogno energetico locale viene soddisfatto in autonomia, attraverso la scelta di soluzioni condivise con la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Per questo si parla spesso di comunità energetiche rinnovabili. Il focus di tale cambiamento è la decarbonizzazione: si sostituiscono i combustibili fossili con fonti di energia pulita come l’eolico, il solare e la geotermia. Un sostenitore di questo sistema è l’ economista americano Jeremy Rifkin. Nel celebre La Terza Rivoluzione Industriale abbraccia il tema della decentralizzazione della società, a partire proprio dall’autosufficienza energetica delle comunità locali.

Le comunità energetiche in Italia

La recente normativa su menzionata sta favorendo la diffusione delle comunità energetiche in Italia, un fenomeno già ampiamente radicato in alcune zone del Nord Europa e del Nord America. Nel nostro Paese ha iniziato a diffondersi solo negli ultimi anni. Secondo l’ultimo rapporto Comunità Rinnovabili 2022 realizzato da Legambiente, dal 2021 al 2022 stiamo assistendo ad una crescita delle nuove opportunità di autoproduzione e scambio di energia attraverso le comunità energetiche da fonti rinnovabili. Sono 59 quelle nuove rilevate tra giugno 2021 e maggio 2022 che hanno visto il coinvolgimento di centinaia di famiglie, decine di Comuni e imprese, di cui 39 sono comunità energetiche rinnovabili e 20 Configurazioni di Autoconsumo Collettivo.

Come funzionano le comunità energetiche

I principi alla base del concetto di comunità energetica sono la produzione e il consumo in loco, tramite l’uso di fonti rinnovabili e la creazione di un’infrastruttura intelligente condivisa. La rete prevede la partecipazione attiva di tutti soggetti presenti sul territorio, tra cui cittadini, imprese, fabbriche, istituzioni e ovviamente i produttori di energia.

Si tratta dunque di entità legali autonome, gestite di norma sotto forma di associazione o cooperativa a cui possono partecipare privati cittadini, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali e che devono rimanere aperte alle nuove adesioni favorendo l’inclusione. In particolare, all’interno di queste comunità è possibile produrre, condividere e consumare energia, secondo il modello dell’autoconsumo e dell’autosufficienza energetica, per un maggiore beneficio a vantaggio della collettività.

L’attuale normativa ha esteso le possibili configurazioni di comunità energetica: una novità importante, per esempio, è che ora la normativa rende possibile realizzare anche un impianto fotovoltaico condominiale e consentire a tutti i condomini di usufruirne. Dunque, anche i condomini possono diventare una vera e propria comunità energetica nel segno dell’autoconsumo collettivo. Una delle prime esperienze in tal senso sta avvenendo a Bologna in via Usodimare, grazie all’accordo firmato con Hera Comm. 

Le opportunità e i vantaggi di una comunità energetica

Le comunità energetiche rappresentano una opportunità concreta per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico, andando ad agire direttamente sul sistema di produzione dell’energia green attraverso un modello di impianti diffusi di piccole e medie dimensioni, coinvolgendo cittadini, imprese e istituzioni. Con un vero e proprio effetto moltiplicatore nella creazione di energia pulita da fonti rinnovabili.
La condivisione di energia, oltre a tutelare l’ambiente, è anche un sistema molto utile per avere dei vantaggi in bolletta. Tra i benefici economici dell’autoconsumo dell’energia prodotta troviamo, infatti:
incentivi statali sull’energia immessa in rete e su quella condivisa;
detrazioni fiscali del 50%, anche tramite sconto in fattura, sulla creazione di impianti fotovoltaici;
• minore esposizione alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali.


In particolare, l’energia non autoconsumata dai membri di una comunità energetica viene immessa in rete e retribuita dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici, o da altro operatore energetico in base a specifici accordi). I ricavi dipendono dall’andamento del Prezzo Unico Nazionale (PUN) e sono maggiori quando i prezzi dell’energia sono più ingenti. Storicamente il suo valore si aggirava attorno a circa 6 c€/kWh, ma, data la crescita dei prezzi sui mercati internazionali, tale cifra è attualmente molto più alta, con una media nel periodo gennaio-giugno 2022 di 23,5 c€/kWh nell’ambito Centro-Nord, remunerazione che accorcia di molto i tempi di rientro dall’investimento.
Vanno considerati, inoltre, altri incentivi contemplati per le comunità energetiche che possono aggiungersi ad ulteriori agevolazioni come l’Ecobonus, il Superbonus 110% e il Bonus Casa, che permettono ad imprese, enti locali e cittadini di conseguire un risparmio economico ancora più considerevole.
Una comunità energetica è un esempio virtuoso di economia circolare che aumenta l’indipendenza economica dei cittadini e promuove uno stile di vita più sostenibile, con vari benefici sociali nel segno della coesione e dell’inclusione. Una forma di sostegno anche per chi vive in situazioni di povertà energetica, condizione aumentata negli ultimi anni a causa dell’incremento dei prezzi di luce e gas.

La normativa italiana a supporto delle comunità energetiche

Le norme contenute nel Decreto Milleproroghe sono un passo avanti importante che avvicina la legislazione italiana a quella europea. In coerenza con l’orientamento delle istituzioni comunitarie e con i principali trattati e piani internazionali, tra cui il Protocollo di Kyoto, gli Accordi di Parigi e il Green Deal europeo.

Le comunità energetiche italiane sono riconosciute come soggetti giuridici, una scelta necessaria per assicurare la massima trasparenza e il diritto di scegliere il fornitore energetico, con il riferimento del Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Le condizioni da rispettare sono diverse, come il nuovo limite di potenza per gli impianti di 1 MW (come stabilito dal Decreto Legislativo 199/2021), la condivisione attraverso la rete di distribuzione esistente, la scelta di fonti rinnovabili e l’autoconsumo anche con accumulo.

La rivoluzione green delle comunità energetiche

Il modello di comunità energetica è destinato a segnare un cambiamento storico in Italia. Stimola una maggiore sensibilizzazione e una partecipazione attiva di privati e imprese nella costruzione di risposte alle esigenze di fabbisogno energetico.
I vantaggi di questo approccio sono evidenti e numerosi, tra cui:

• La diminuzione delle emissioni inquinanti di anidride carbonica;

• Il risparmio economico nel lungo periodo;

• Il raggiungimento dell’autosufficienza energetica;

• L’ innovazione tecnologica per una maggiore efficienza;

• La coesione sociale e la condivisione di pratiche per affrontare con efficacia le tematiche ambientali;

• La sinergia pubblico/privato nella riduzione dell’impatto ambientale.

Questo approccio consentirà non solo l’accelerazione dell’uso di energie da fonti rinnovabili, ma anche la ricerca di nuove soluzioni per aumentare l’efficienza dei sistemi esistenti, stimolando l’innovazione tecnologica per ridurre al minimo l’impatto ambientale senza compromettere la crescita e lo sviluppo sostenibile.

Articolo pubblicato il: 10/10/2022